mercoledì 7 marzo 2012

Il continuo, a briciole, della storia di Biagio.

Biagio era il nome di suo nonno. Biagio era molto contento di questa eredità perchè il nonno era morto quando lui non aveva ancora raggiunto i dieci anni. In tutti gli anni che seguirono questa perdita Biagio si sforzava di assumere la stessa smorfia che aveva il nonno nella lettura dei piccoli caratteri stampati.
Una sera Biagio conobbe una donna. Tra tutte le persone del gruppo con cui era uscito soltanto alla vista di quella donna il suo cuore ebbe un veloce sussulto.Lei indossava una maglia con l'alieno spielberghiano. Biagio non disse nulla, ma protese il suo indice in direzione della donna, la quale gli fece eco. I loro indici si toccarono. Risero.
Si rividero in un museo, stavolta senza l'ingombro di altre presenze. Biagio sperava. Biagio sperava d'aver trovato una compagna per cui cucinare, con cui piangere assieme di fronte ai film strappalacrime e con cui ascoltare insieme le canzoni di Edith Piaf e Cole Porter. Biagio sperava.
La donna disse, parlando di film, che di Hitchcock aveva visto soltanto "Che fine ha fatto baby Jane?". Biagio era sicuro non fosse Alfred. Lo fece presente, con delicatezza, ma la donna non mostrava insicurezze.
Tornato a casa, controllò per scrupolo chi avesse diretto quel film. Aldrich.